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    (dal sito www.space1999.net ) 
  Per rendere la serie più gradita al mercato americano, venne  deciso che i personaggi principali dovessero essere interpretati da attori  statunitensi. Anderson non era proprio entusiasta all'idea, ma dopo aver  incontrato Martin Landau e Barbara Bain cambiò decisamente opinione. 
      La produzione era angloitaliana, con ITC e RAI. Le riprese  cominciarono nel 1973 e si conclusero nel 1975 ai Pinewood Studios nel  Buckinghamshire, con un budget di 125000 sterline per episodio, di cui buona  parte per gli splendidi effetti speciali ideati da Brian Johnson. Oltre al cast  regolare apparvero numerosi attori come guest star. 
      La serie non venne trattata molto bene in Gran Bretagna e  venne mal distribuita nel circuito ITV, ma negli Stati Uniti molte reti  televisive la misero in onda nelle ore di maggiore ascolto. 
      Il successo fu tale che la ITC commissionò una nuova serie. 
       
      (dal sito http://www.space1999.net/marco/Guida.htm ) : 
      Quando Spazio: 1999 apparve sul piccolo schermo, la  fantascienza televisiva era destinata a non essere più la stessa. Se già il  precedente serial degli Anderson UFO aveva saputo dimostrare come in  Inghilterra si potesse realizzare un prodotto fantascientifico serio, altamente  drammatico e servito di notevoli scenografie ed effetti speciali, Spazio: 1999  incrementò tali caratteristiche portandole alla loro forma più compiuta. 
      Fin dal primo episodio si può riscontrare come l'aspetto  visivo, scenografico, modellistico e alcune volte anche contenutistico rimandi  potentemente al capolavoro di Stanley Kubrick 2001: odissea nello spazio  (1968), offrendo uno spaccato di futuro tecnologico ma attuale, ricostruito in  tutti i suoi particolari con peculiare attenzione. Il fascino per le macchine,  la solennità del volo spaziale, l'attenzione maniacale del particolare scenografico,  l'approccio filosofico con l'infinito, la rappresentazione del Mistero Cosmico  messi in campo da Spazio: 1999 devono davvero molto all'Odissea kubrickiana  (dalla quale si eredita produttivamente l'allora non accreditato tecnico degli  effetti speciali e dei modellini Brian Johnson, creatore della Base Alpha e  delle Aquile).  
      Ambientato totalmente nello spazio, il serial degli Anderson  colpisce ancora oggi per l'accuratezza della messa in scena: spettacolari e  vasti set intercambiabili, ampi saloni luminosi, affascinanti quanto basta per  poter ritenere la stessa Base Alpha come il "personaggio" più  riuscito dell'intero format, scenari extraterrestri sempre nuovi e mai  ripetitivi, splendidi modellini di mezzi spaziali, trame originali e cariche di  tensione, destinate a chiudersi spesso con una domanda lasciata in sospeso,  intrigante, caratteristi celebri (da Christopher Lee a Peter Cushing, da Joan  Collins a Richard Johnson, da Brian Blessed a Roy Dotrice), sovente italiani  per la partecipazione produttiva della RAI (Giancarlo Prete, Gianni Garko, Anna  Romanelli, Orso Maria Guerrini), atmosfere cupe e allucinanti, con rimandi a  noti autori del fantastico (Lovecraft in generale per Il dominio del drago,  Heinlein per La missione dei Dariani, fortemente debitrice del romanzo  Universo), varietà di ambientazioni e cura dell'effettistica, una discreta dose  di violenza e parecchie valenze horror. Tra i difetti, ugualmente palesi,  strafalcioni scientifici fin troppo evidenti, la totale assenza di umorismo, una  certa legnosità recitativa, uno scarso scavo psicologico dei personaggi.  
    In effetti Spazio: 1999 è un serial ricco di contraddizioni:  visivamente all'avanguardia, con budget rilevanti e soldi ben visibili sullo  schermo nel loro utilizzo, la serie risente però di una produzione frettolosa  che è all'origine di molti dei blooper più noti, non solo tecnici ma anche  scientifici. A Gerry Anderson non interessava tanto la finezza recitativa o  l'attendibilità contenutistica quanto il colpo d'occhio spettacolare (cosa che  alla fine portò ad una sorta di "ribellione" da parte degli attori  stessi, stanchi di recitare da "marionette": Martin Landau e Barry  Morse decisero di improvvisare come meglio aggradava loro nel bellissimo finale  di Sole Nero). In complesso, però, Spazio: 1999 possedeva tutti i numeri per  farsi ricordare a lungo, molto a lungo…     
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
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      (dal sito www.space1999.net ) 
        La seconda serie di Spazio 1999 venne concepita per il  pubblico statunitense. Per questo scopo venne scritturato Fred Freiberger, che  diede una impronta diversa agli episodi: abbandonato in parte i misteri e i  pericoli del cosmo, Freiberger puntò sull'approfondimento delle relazioni dei  protagonisti, aggiungendo un po' di sentimentalismo e di humour; personaggi  come Bergman e Morrow sparirono senza alcuna spiegazione. Un'aliena, Maya, si  aggiunse alla popolazione di Alpha a partire dal primo episodio e contribuì con  il suo fascino al successo della serie. 
        La serie così "manipolata" era probabilmente più  adatta ai gusti degli USA, ma sicuramente meno profonda della precedente: tutti  i dubbi, le incertezze scientifiche, i dilemmi morali e quel certo astrattismo  minimale degli effetti speciali della prima serie scomparivano sempre più  spesso dietro scene d'azione, storie d'amore e risate. 
       
      dal sito http://www.space1999.net/marco/Guida.htm : 
Il grande successo registrato dalla prima stagione di  Spazio: 1999 indusse Gerry Anderson (solitamente refrattario ai sequel) a  varare una nuova stagione con l'apporto produttivo americano, volto ad una  maggior considerazione del pubblico USA. A lui si affiancò il produttore  dell'ultima stagione di Star Trek Fred Freiberger, anche sceneggiatore, ma un  drastica riduzione dei capitali a disposizione si tradusse in tutta una serie  di cambiamenti negativi.  
Molti personaggi del cast originale furono cancellati (Paul  Morrow, David Kano e soprattutto Victor Bergman), sostituiti da nuove entrate  (l'aliena metamorfa Maya, Tony Verdeschi, Bill Fraser, Yasko Nugami), le  scenografie si ridimensionarono sensibilmente, riducendosi in maniera  claustrofobica, perdendo la loro identità originale e snaturandosi, gli effetti  speciali si fecero il più delle volte artigianali e grossolani, le storie da  serie e drammatiche che erano finirono per essere poco più che innocui  fumettoni, spesso ai limiti dell'insulsaggine, con trame ripetitive e  scarsamente originali (recupero di peculiarità startrekkiane, continue  riproposte di stessi stereotipi), le istanze più genuinamente orrorifiche  scomparvero quasi del tutto, la violenza si sublimò, il sense of wonder cosmico  sparì totalmente, i caratteristi risultarono anonimi, la scientificità piombò  sotto ogni accettabilità, mostriciattoli e strane creature apparvero sempre più  di frequente. Ben difficilmente può essere ravvisato un senso di continuità con  la prima stagione, siamo quasi dalle parti di una vera e propria variazione sul  genere.  
Una caratteristica sempre più manifesta in questa seconda  stagione fu la contemporaneità di ripresa di più episodi, cosa che portò  diverse puntate ad avere come protagonisti solo i nuovi personaggi (La nuvola),  con quasi totale scomparsa dei vecchi, o addirittura solo piccoli gruppi di  personaggi, dove gli assenti facevano unicamente brevi apparizioni (Luton,  Archanon, Dorzak). Tra i lati positivi (e non a detta di tutti) va riscontrato  un ritmo più moderno e meno solenne, un incremento (per molti deleterio)  dell'umorismo, recitazioni più "vive" ma non più "psicologiche",  un divertito disimpegno, rapporti tra i personaggi più sottolineati (il feeling  tra Koenig ed Helena, la storia sentimentale tra Tony e Maya), un universo più  infantile e meno pauroso: insomma, Spazio: 1999 si americanizza. E, di  conseguenza, risulta un flop, nonostante il lusinghiero successo di pubblico  ottenuto specialmente in Italia. 
       
      dal sito http://www.space1999.net/marco/Guida.htm : 
Il grande successo registrato dalla prima stagione di  Spazio 1999 indusse Gerry Anderson (solitamente refrattario ai sequel) a  varare una nuova stagione con l'apporto produttivo americano, volto ad una  maggior considerazione del pubblico USA. A lui si affiancò il produttore  dell'ultima stagione di Star Trek Fred Freiberger, anche sceneggiatore, ma un  drastica riduzione dei capitali a disposizione si tradusse in tutta una serie  di cambiamenti negativi.  
Molti personaggi del cast originale furono cancellati (Paul  Morrow, David Kano e soprattutto Victor Bergman), sostituiti da nuove entrate  (l'aliena metamorfa Maya, Tony Verdeschi, Bill Fraser, Yasko Nugami), le  scenografie si ridimensionarono sensibilmente, riducendosi in maniera  claustrofobica, perdendo la loro identità originale e snaturandosi, gli effetti  speciali si fecero il più delle volte artigianali e grossolani, le storie da  serie e drammatiche che erano finirono per essere poco più che innocui  fumettoni, spesso ai limiti dell'insulsaggine, con trame ripetitive e  scarsamente originali (recupero di peculiarità startrekkiane, continue  riproposte di stessi stereotipi), le istanze più genuinamente orrorifiche  scomparvero quasi del tutto, la violenza si sublimò, il sense of wonder cosmico  sparì totalmente, i caratteristi risultarono anonimi, la scientificità piombò  sotto ogni accettabilità, mostriciattoli e strane creature apparvero sempre più  di frequente. Ben difficilmente può essere ravvisato un senso di continuità con  la prima stagione, siamo quasi dalle parti di una vera e propria variazione sul  genere.  
Una caratteristica sempre più manifesta in questa seconda  stagione fu la contemporaneità di ripresa di più episodi, cosa che portò  diverse puntate ad avere come protagonisti solo i nuovi personaggi (La nuvola),  con quasi totale scomparsa dei vecchi, o addirittura solo piccoli gruppi di  personaggi, dove gli assenti facevano unicamente brevi apparizioni (Luton,  Archanon, Dorzak). Tra i lati positivi (e non a detta di tutti) va riscontrato  un ritmo più moderno e meno solenne, un incremento (per molti deleterio)  dell'umorismo, recitazioni più "vive" ma non più  "psicologiche", un divertito disimpegno, rapporti tra i personaggi  più sottolineati (il feeling tra Koenig ed Helena, la storia sentimentale tra  Tony e Maya), un universo più infantile e meno pauroso: insomma, Spazio: 1999  si americanizza. E, di conseguenza, risulta un flop, nonostante il lusinghiero  successo di pubblico ottenuto specialmente in Italia. 
     
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      dal sito    www.moonbase99.it : 
        
       Spazio 1999 è, 
        per gli appassionati di fantascienza, 
        una delle serie televisive più "Cult" in assoluto degli ultimi 
        decenni; essa racchiude in sè diverse tematiche di interesse sempre 
        attuale, deformate dalla lente d'ingrandimento della fantascienza, 
        studiata non come Western spaziale ma come pretesto per coinvolgere, 
        stupire, angosciare e fare dubitare di cose probabilmente già da 
        tempo accettate e catalogate come normali. A livello realizzativo i 
        film mostrano diverse ingenuità o trascuratezze tipiche dell'epoca 
        ma, comunque, specialmente se paragonato ad altre opere precedenti 
        od addirittura seguenti, l’opera mostra tutta la passione e 
        l'abilità artigiana di chi l'ha realizzata, dal grande Brian Johnson, 
        con le sue eccezionali creazioni, fino ai produttori, Gerry e Sylvia 
        Anderson. La serie, una coproduzione fra l'inglese I.T.C. e la 
        nostra R.A.I., era la rielaborazione di ciò che originariamente era 
        stato concepito come seguito di un'altro indimenticabile gioiello 
        televisivo di qualche anno prima: U.F.O. Spazio 1999 fu prodotto nel 
        1974/75 e si componeva di 24 episodi. Un paio d'anni dopo furono 
        girati altri 24 episodi; si trattò ancora di una coproduzione ma non 
        più anglo-italiana, bensì anglo-statunitense: il nuovo produttore 
        americano, Fred Freiberger, impose cambiamenti radicali alla serie, 
        trasformandola in un'altra cosa: meno spessore e pathos nelle storie 
        e nei personaggi (alcuni dei quali sostituiti), più mostri, 
        sparatorie e scene romantiche; l'enorme mercato d'oltreoceano 
        dettava le sue regole commerciali. 
         
       dal sito     http://utenti.lycos.it/alpha1999/ : 
       I telefilm, 
        della durata ognuno di circa 50 minuti, a dispetto della debolezza 
        di alcune sceneggiature e delle inesattezze scientifiche presenti, 
        costituiscono sicuramente una pietra miliare nella storia della 
        fantascienza televisiva. Inoltre, a tutt'oggi, vengono ricordati con 
        piacere e nostalgia dalla maggior parte delle persone che li hanno 
        seguiti sul piccolo schermo nel corso delle varie repliche. Artefici 
        del successo della serie, oltre ai coniugi Anderson, il supervisore 
        degli effetti speciali, Brian Johnson 
        (il papà dell'Aquila, la famosa astronave multiuso), il responsabile 
        delle scenografie, Keith Wilson 
        (a cui si devono il progetto della base lunare Alpha e le ideazioni 
        dei rivoluzionari comunicatori 
        - che alla luce delle attuali tecnologie possono considerarsi i 
        progenitori dei videotelefoni cellulari - e delle pistole laser), 
        gli sceneggiatori (fra tutti Johnny Byrne,
        Christopher Penfold 
        ed Edward Di Lorenzo, autori di episodi memorabili) e naturalmente 
        Martin Landau e Barbara Bain che si buttano con entusiasmo in questa 
        fantastica avventura accompagnati da comprimari d'eccezione quali 
        Barry Morse, Nick Tate e tutti gli altri. 
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